Autore: Dipendenti in Cloud
"Cambiare aria” per un'azienda non è sempre positivo. Capita di avere dipendenti che abbandonano il loro posto di lavoro (perché licenziati o dimessi volontariamente) e vengono sostituiti più o meno rapidamente da nuovi assunti. Questo fenomeno è fisiologico, anzi, spesso è un bene, ma, se è costante e assume determinate proporzioni, può essere il segnale di una gestione non ottimale del personale e delle attività, oltre che diventare un costo rilevante per l’azienda.
Questo fenomeno di “entrata e uscita” dei dipendenti è definito turnover (o, in italiano, “ricambio del personale”); vediamo:
Con il termine “turnover” s’intende il tasso di ricambio del personale, cioè il flusso di persone in entrata (assunte) e in uscita (dimesse o licenziate) da un’azienda.
È un processo naturale, anzi, di solito è positivo e non minaccia la stabilità dell’azienda, né la continuità della produzione. I benefici si riscontrano anche sui dipendenti che rimangono: questi, grazie al contatto con nuovi colleghi, possono sentirsi più invogliati nel continuare con il lavoro e trovare soluzioni innovative a problemi già esistenti. È negativa la situazione contraria: da un tasso di turnover a zero possono derivare troppa staticità e poca creatività.
Il ricambio del personale in condizioni “normali” può essere programmato. Infatti, se l’azienda riesce a prevedere quando le persone se ne vanno, può già organizzare nuove assunzioni, per non rimanere con dei “buchi”.
In alcune situazioni in cui il turnover è una soluzione strategica e necessaria, ad esempio:
Il ricambio del personale, in un'azienda in condizioni “normali” e nella gran parte dei settori, per essere fisiologico dovrebbe attestarsi sul 10%. Approfondiremo l’argomento del paragrafo dedicato al calcolo del tasso di turnover.
Il ricambio dei dipendenti può diventare negativo, addirittura patologico. Infatti, quando riguarda una certa percentuale dei dipendenti e non è né previsto dalla situazione, né programmato, è sintomo di sofferenza interna all’azienda.
In particolare, in questi casi, rappresenta la punta dell’iceberg di una organizzazione del lavoro non ottimale e di una gestione dei dipendenti poco attenta.
Le cause possono essere diverse:
Come risultato, il lavoratore si sente stressato e poco motivato e, alla prima occasione utile, abbandona il posto.
Il turnover patologico del personale ha effetti molto negativi sull’azienda, perché:
Il ricambio del personale comporta:
Diversi studi e fonti hanno stimato il costo del turnover. Alcuni (ad esempio il sondaggio di Gallup) sostengono che il costo per sostituire un dipendente possa raggiungere il doppio del suo stipendio annuale. Altri (come nel caso di una fonte citata da Forbes), affermano che il turnover possa costare fino al 33% dello stipendio annuale di un dipendente. Molto dipende anche dalla posizione in azienda del lavoratore da sostituire, se aveva un ruolo più o meno qualificato. In ogni caso è indubbio come un elevato tasso di ricambio costituisca un costo importante per l’azienda.
Come abbiamo già detto, per valutare se il ricambio del personale sia fisiologico o meno, bisogna considerare: la situazione dell’azienda, il settore in cui opera e quanto questo flusso di dipendenti sia benefico per lo svolgimento delle attività.
Il calcolo del tasso di turnover del personale può dare un’idea quantitativa del fenomeno.
Per calcolare il tasso di turnover complessivo, bisogna considerare un periodo di riferimento (ad esempio un anno) e applicare la formula:
Numero di dipendenti che ha lasciato il lavoro / Numero totale di dipendenti dall’inizio del periodo di riferimento
Il calcolo si può eseguire sull’intera azienda, oppure prendendo in esame un singolo reparto o divisione.
A quanto dovrebbe ammontare il tasso di ricambio del personale, per non diventare “preoccupante”? Anche in questo caso sono state espresse diverse opinioni in merito. Ad esempio, la SHRM (Society for Human Resource Management, società che raduna oltre 300mila esperti di risorse umane e figure di business di tutto il mondo) ha stimato che nel 2016 la media del tasso di turnover delle aziende iscritte, appartenenti a tutti i settori, era del 18%. Sempre secondo la SHRM, nei settori non stagionali, il tasso ideale di ricambio del personale è del 10%. Per altre fonti il turnover è considerato alto e patologico se superiore al 15%.
Considerati i costi diretti e indiretti del ricambio “patologico” del personale e che, di solito è sintomo di sofferenza dell’azienda, è importante cercare di capire qual è la situazione attuale e intervenire per ridurre le criticità.
Ecco da dove iniziare:
Considerare, analizzare, valutare e intervenire sul ricambio dei dipendenti è importante per assicurare la stabilità dell’azienda e non rallentare le attività. Serve anche a trattenere i dipendenti più talentuosi e qualificati, spesso i primi ad abbandonare il posto quando si sentono insoddisfatti.