Autore: Dipendenti in Cloud
Ferie, permessi e rol sono esattamente la stessa cosa? Non proprio. Sono sì tutti e tre assenze, ma molto diverse tra loro. I dipendenti le devono consumare entro scadenze specifiche; in caso contrario, l'azienda può andare incontro a un'indennità da versare in busta paga, oppure a sanzioni fino a migliaia di euro.
Non temere: al termine di questo capitolo capirai come distinguere ferie, permessi e rol. Riuscirai a controllarli e ad evitare ogni guaio.
Scopri tutti i consigli per la gestione delle ferie nella tua Azienda.
Tutti i contratti di lavoro dipendente, di qualsiasi natura siano, prevedono dei periodi di astensione dal lavoro per ricaricare corpo e mente.
Il diritto alle ferie è ufficialmente riconosciuto dalla Costituzione e il lavoratore non può rinunciarvi. Il Codice Civile assegna a ogni dipendente un minimo di 4 settimane all’anno di ferie retribuite. Nessun patto, né contratto collettivo può scendere al di sotto di questo limite, ma può solo stabilire condizioni più favorevoli.
Per definizione, poi, le ferie sono:
I permessi condividono con le ferie solo lo scopo (recuperare le energie psicofisiche) e il fatto di essere retribuiti. Si differenziano perchè:
Leggi l'approfondimento sui permessi di lavoro: come funzionano e le principali tipologie.
Esistono diverse tipologie di permesso, tra cui i ROL.
Un dipendente che ha dovuto lavorare in modo più intenso del solito, magari per particolari esigenze produttive, ha diritto a qualche ora di riposo. Questo è l’assunto su cui si basano i permessi ROL, una sigla che significa “riduzione dell’orario di lavoro”.
Così come tutti gli altri permessi, anche i ROL sono fissati dai contratti collettivi. Il calcolo dei ROL si basa sul livello di stress psico-fisico generato dalla mansione specifica. Ad esempio:
I ROL sono permessi retribuiti: devono essere pagati come il lavoro ordinario.
Le ferie maturano a cadenza mensile: aumentano ogni mese di un dodicesimo del totale annuo, ma solo se il dipendente ha lavorato per almeno 15 giorni. Questa frazione si chiama rateo di maturazione delle ferie. Quindi, ad esempio, se i giorni di ferie all’anno sono 26, il lavoratore ne acquisirà poco più di due al mese.
Le regole che ti abbiamo descritto valgono per tutti i contratti a tempo pieno e part time orizzontale. La situazione invece cambia nei contratti part time verticali e misti. Non preoccuparti: ti spieghiamo tutto per filo e per segno nel capitolo “maturazione e ferie nel contratto part time”.
Le ferie non maturano in continuazione: ci sono alcune assenze che possono interrompere questo processo. Puoi approfondire il tema nel capitolo “maturazione e calcolo delle ferie”.
Anche la maturazione dei permessi avviene ogni mese e a condizione che ci siano stati almeno 15 giorni di lavoro. Vengono però influenzati anche da altri fattori, come:
Puoi trovare la risposta alla tua situazione specifica solo leggendo il contratto collettivo che regola l'attività della tua azienda. Comunque, di norma per ogni mese di lavoro maturano dalle 7 alle 8 ore di permesso retribuito.
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Come abbiamo detto prima, le ferie sono un diritto irrinunciabile. I lavoratori non possono non prenderle, nè tantomeno il datore di lavoro può rifiutarle. Non godere delle ferie in cambio di un pagamento è un comportamento illecito e soggetto a sanzioni.
La Legge prescrive precise modalità di fruizione delle ferie:
La fruizione dei permessi retribuiti invece non è obbligatoria, ma è a discrezione del dipendente. Inoltre, sono i contratti collettivi a stabilire entro quando consumare i permessi, non la Legge. Di solito, il limite massimo è entro i 18 mesi successivi al'anno di maturazione. Quindi, ad esempio, i permessi accumulati nel 2024 devono essere fruiti entro il 30 giugno 2026.
Cosa succede se, trascorsi i termini prefissati, il dipendente ha ancora ferie e permessi non goduti?
Gestire le ferie dei tuoi dipendenti si sta rivelando più impegnativo di quanto pensavi? Hai paura di sbagliare qualche calcolo e di ritrovarti con sanzioni e permessi da pagare?
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